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 Davvero sei stato geloso di me? gli chiese lei quasi una decina di volte, incredula,
come se lui le avesse annunciato che le avevano assegnato il premio Nobel.
Poi lo prese per la vita e cominciò a ballare con lui per la stanza. Non era il ballo alla
moda di un ora prima nel locale notturno. Era una sorta di rustica polka, un matto
saltabeccare: gettava le gambe in aria, faceva balzi scomposti e lo trascinava su è giù per la
stanza.
Purtroppo, non molto tempo dopo cominciò lei stessa a essere gelosa e la sua gelosia
non fu per Tomáa un premio Nobel ma un fardello del quale si sarebbe liberato soltanto poco
prima della morte.
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Marciava nuda attorno alla piscina insieme a una moltitudine di altre donne nude,
Tomáa stava in alto con un cesto che pendeva dalla volta, gridava contro di loro, le obbligava
a cantare e fare flessioni. Se una di loro faceva male una flessione, lui la uccideva.
Voglio tornare ancora a quel sogno: l orrore che ispirava non iniziava nel momento
in cui Tomáa sparava il primo colpo. Il sogno era orribile fin dall inizio. Camminare nuda a
passo di marcia insieme ad altre donne nude era per Tereza l immagine stessa dell orrore.
Quando viveva con la madre, le era proibito chiudersi a chiave in bagno. Con ciò la madre
voleva dirle: il tuo corpo è come tutti gli altri corpi; non hai alcun diritto al pudore; non hai
alcun motivo di nascondere qualcosa che esiste con forma identica in miliardi di altri
esemplari. Nel mondo della madre tutti i corpi erano uguali e marciavano uno dietro l altro
in fila interminabile. Fin dall infanzia, la nudità era stata per Tereza il segno dell uniformità
obbligatoria del campo di concentramento; un segno di umiliazione.
E c era un altro orrore all inizio del sogno: tutte le donne dovevano cantare! Non
soltanto i loro corpi erano uguali, ugualmente privi di valore, non soltanto erano semplici
meccanismi sonori senz anima, ma le donne erano contente! Era la gioiosa solidarietà di
esseri senz anima! Le donne erano felici di essersi liberate della zavorra dell anima, di
questo ridicolo orgoglio, di questa illusione dell unicità, e di essere tutte uguali fra loro.
Tereza cantava insieme a loro ma senza gioia. Cantava perché aveva paura che se non avesse
cantato le donne l avrebbero uccisa.
Ma che cosa voleva dire che Tomáa sparava contro di loro e che loro cadevano morte,
una dopo l altra, nella piscina?
Le donne contente della loro identicità e indistinguibilità celebravano in realtà la loro
morte futura che avrebbero reso assoluta la loro identicità. Lo sparo non era quindi che la
felice conclusione della loro macabra marcia. Per questo dopo ogni colpo di pistola
scoppiavano in una risata di gioia e, mentre il cadavere sprofondava sotto la superficie
dell acqua, cantavano ancora più forte.
E perché era proprio Tomáa a sparare, e perché voleva sparare anche a Tereza?
Perché era stato proprio lui a mandare Tereza tra di loro. È questo ciò che il sogno
voleva rivelare a Tomáa, dal momento che Tereza stessa non era capace di dirlo. Era andata
da lui per fuggire dal mondo della madre dove tutti i corpi erano uguali. Era andata da lui
perché il suo corpo diventasse unico, insostituibile. E lui adesso aveva tracciato un segno di
uguaglianza fra lei e le altre: le baciava tutte allo stesso modo, le accarezzava allo stesso
modo, non faceva nessuna, proprio nessuna differenza tra il corpo di Tereza e gli altri corpi.
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L insostenibile leggerezza dell essere - Milan Kundera
L aveva nuovamente mandata nel mondo dal quale lei aveva voluto fuggire. L aveva
mandata a marciare nuda con altre donne nude.
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Sognava in successione tre serie di sogni: la prima, dove imperversavano i gatti,
parlava delle sofferenze della sua vita. La seconda mostrava, in innumerevoli varianti,
immagini della sua esecuzione. La terza parlava della sua vita dopo la morte, dove la sua
umiliazione diventava uno stato senza fine.
In quei sogni non c era nulla da decifrare. L accusa che essi rivolgevano a Tomáa era
così chiara che lui non poteva far altro che star zitto e carezzare le mani di Tereza a testa
bassa.
Quei sogni non erano solo eloquenti, erano anche belli. Questo è un aspetto che è
sfuggito a Freud nella sua teoria dei sogni. Il sogno non è soltanto una comunicazione
(magari una comunicazione cifrata), ma anche un attività estetica, un gioco
dell immaginazione, che è di per sé un valore. Il sogno è la prova che immaginare, sognare
ciò che non è accaduto, è tra i più profondi bisogni dell uomo. Qui sta la radice del perfido
pericolo del sogno. Se il sogno non fosse bello, sarebbe possibile dimenticarlo in fretta.
Tereza, invece, tornava continuamente ai propri sogni, se li ripeteva dentro di sé, li
trasformava in leggende. Tomáa viveva sotto l incantesimo ipnotico della torturante bellezza
dei sogni di Tereza.
 Tereza, Tereza cara, dove sei finita? Ogni giorno sogni della morte come se davvero
te ne volessi andare... le disse una volta, mentre sedevano l uno di fronte all altra in un bar.
Era giorno, la ragione e la volontà erano nuovamente al potere. Una goccia di vino
rosso scendeva lentamente sul vetro del bicchiere. Tereza disse:  Tomáa, io non ci posso far
nulla. Capisco benissimo. Lo so che mi ami. Lo so che i tuoi tradimenti non sono una
tragedia... .
Lo guardava con amore, ma aveva paura della notte che sarebbe sopraggiunta, aveva
paura dei propri sogni. La sua vita era spaccata in due. Essa era la posta di una lotta tra il
giorno e la notte.
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Chi tende continuamente  verso l alto deve aspettarsi prima o poi d essere colto
dalla vertigine. Che cos è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la
vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è la voce del
vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo
con paura.
Il corteo di donne nude attorno alla piscina, i cadaveri nel carro funebre lieti che
Tereza fosse morta come loro, questo era il  basso che la spaventava, il luogo da dove già
una volta era fuggita, ma che la allettava misteriosamente. Era questa la sua vertigine:
sentiva un invito dolce (quasi gioioso) a rinunciare al destino e all anima. Era l invito alla
solidarietà degli esseri senz anima e, nei momenti di debolezza, essa aveva voglia di dare
ascolto a quel richiamo e di tornare dalla madre. Aveva voglia di richiamare l equipaggio
dell anima dal ponte del suo corpo; di scendere a sedersi tra le amiche della madre e ridere
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L insostenibile leggerezza dell essere - Milan Kundera
quando una di loro lasciava andare una sonora scoreggia; aveva voglia di marciare con loro
nuda attorno alla piscina e cantare.
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È vero che fino a quando non era andata via da casa Tereza aveva lottato con la
madre, ma non dobbiamo dimenticare che intanto l amava di un amore infelice. Perla madre
avrebbe fatto qualsiasi cosa, se lei glielo avesse chiesto con la voce dell amore. Era solo [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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